The Sims2
Gira in questi giorni in tv lo spot della nuova edizione del videogioco The Sims.
Il gioco è una simulazione di vita: permette di vivere situazioni assimilabili alla vita reale. Solo che – essendo una finzione manovrata dall’utente – ciascuno impersona chi vuole.
Il che significa, quasi automaticamente, che si ha la possibilità di vivere una vita migliore di quella reale.
E lo spot è tutto qui: un ragazzino sfigato che non si sa bene in virtù di cosa riesce a convincere il buttafuori di un locale esclusivo a farlo entrare.
Il tono dello spot è grottesco, girato con due soldi e recitato male.
Ricrea una situazione banale, senza dettagli, proprio come banali ed elementari sono nell’immaginazione le ricostruzioni che una persona fa di situazioni che mai lo vedranno protagonista.
Mi lascia di stucco come ormai questo registro stia diventando apertamente dichiarato: come ormai non si nasconde minimamente il fatto che questo gioco sia rifugio per chi non ha soddisfazioni nelle vita reale, per chi si sente sfigato.
Una consoderazione ulteriore: in questo spot ci si rivloge ad una fascia di mercato particolare, quella dei non-trend-setter. Sta diventando evidentemente redditizio rivolgersi a quelle masse altrimenti non decisionali. Il contentino che gli si concede è vivere una vita migliore. Ma finta.
Marche e mondi possibili.
Mi pare poi che il fenomeno Second Life stia sullo stesso piano, solo che in questo caso sta riuscendo l’operazione di sdoganarlo come fenomeno cool. E pure qui ormai l’interesse economico è assai alto.
Io sinceramente mi sono stancato di trovare commenti come questo sui blog.
Ma come si fa non capire che Second Life non è un gioco ma un nuovo, potentissimo strumento di comunicazione che affiancherà il web nel prossimo futuro?
Gli sfigati alienati sono quelli che scrivono cose stupide senza sapere di che parlano,
solo perché si sentono esclusi o perché vogliono fare gli “sboroni”. Ma non avete niente da fare invece che stara attaccati al computer a masturbarvi di seghe mentali?
adios
m.
Non si tratta di capire se Second Life sia o non sia un gioco. Chiamalo pure come vuoi. Sarà pure uno strumento di comunicazione potentissimo. Ma per essere più precisi è uno strumento di marketing potentissimo. Comunicazione votata al muovere soldi, vendere prodotti. (Mi illudo che la comunicazione – in senso lato- abbia anche una funzione un poco più nobile).
In virtù di questo permango ancor più della mia opinione, che sia un sistema potenzialmente in grado di annullare le persone come tali per trasformarle in semplici consumatori.
Se tu fossi un capitano d’industria sicuramente vedresti in tutto questo una grandiosa opportunità.
Dato che io non lo sono, non condivido questo entusiasmo.
Di essere diviso tra una individualità reale, già abbastanza martellata da bisogni indotti, e pure un’altra virtuale in SL, in cui mi tocca assistere alla presentazione della nuova Mercedes Classe C, alla sfilata di una stilista di chissadove e dei suoi abiti in pixel, non ci tengo proprio.
Mi preoccupa anche molto che il fenomeno SL stia diventando così cool, perché significa che stanno riuscendo pure a farci sentire dei fighi mentre ci sputtaniamo tempo e soldi in qualcosa che semplicemente non esiste.
Mezzo di comunicazione, dici. Sarà, ma non mi pare molto plausibile l’ipotesi che in futuro la gente si attacchi a SL per leggere le notizie del giorno, o per vedere che tempo fa nelle Cinque Terre.
Per essere davvero potente come dici tu dovrebbe avere più ricadute nel reale. La massima estensione che gli vedo è quella di una super interfaccia grafica di un sistema operativo diffuso, ma mi pare sia troppo mediato, e quindi assai dispersivo di risorse.
Chiosa finale: nel tuo commento 2 righe sono relative al merito della questione, le altre 5 circa sono un attacco personale rivolto all’autore del “commento”. Quindi a me.
Questo è un lampante esempio di come la comunicazione mediata dal computer sia assai diversa da quella diretta. Se ci fossimo appena conosciuti di persona e avessimo affrontato questo stesso argomento, dubito fortemente avresti usato lo stesso tono che hai usato qui. La distanza – potenzialmente incolmabile – che ci divide, ti fa sentire autorizzato a debordare ben oltre i limiti in cui nella realtà trovi una persona, in questo caso invece semplicemente il monitor del tuo pc. Fenomeno che trovo più vicino alla soddisfazione onanistica rispetto al sollevare civilmente un dubbio nella speranza di poter stimolare un confronto.
a presto
caro Think,
magistrale la tua chiusura su uno come muttley. e sei stato civile. se realmente nel mondo reale uno come lui avesse osato parlarmi e parlarmi in questo modo gli avrei stampato una raffica di cartoni o labbrate sul ceffo da farlo lievitare come gli Yogi indiani….
a parte questo non condivido le tue osservazioni che in parte. io ho provato Second Life: noioso, mortalmente noioso e come giustamente sottolinei una riproduzione della logica mercato nel cyberspazio (acquista un pezzo di terra, comprati un servizio, ecc….). su questo concordo, però non sono così convinto che si possa liquidare in modo così semplicistico la questione sui SIMS.
un gioco è un gioco. e non è necessario che uno si senta uno sfigato per desiderare di fare una simulazione di vita reale e godersela.
io ti dirò non sono ancora soddisfatto. quando sui SIMS sarà possibile scatenare l’inferno a suon di UZI, RpG e mine antiuomo o machete, allora troverò la simulazione godibile e funny, realmente funny.
fino ad allora the SIMS resta per me una bolsa e noiosa riproduzione della bolsa e noiosa realtà ….
saluti affettuosi (okkio a non inciampare sul mio machete… ah ah ah!)
Vedi, Furio, sono d’accordo con te, un gioco è un gioco e la dimensione ludica è una parte molto importante della vita di ogni persona. Ad ogni età . È giusto che ci siano giochi rivolti a tutte le fasce di età , perché adulti che giocano probabilmente possono trovare un equilibrio migliore anche nella vita di tutti i giorni. Esattamente come per un bambino il gioco è parte fondamentale del processo di formazione della persona. Così come è giusto che il gioco sia evasione dalla realtà , magari dura, che ciascuno vive
Sono colpevole di avere espresso in modo incompleto il mio pensiero.
Quello che trovo un poco subdolo della pubblicità è in primo luogo la scoperta dello “sfigato” come fascia di mercato cui spillare un poco di soldi. E poi il fatto che venga portato come esempio di vita e di comportamento di successo il “privilegio”, la possibilità di entrare in un locale esclusivo. Con questo non voglio dire che dovevano dire “gioca anche tu con The Sims e diventa un medico-martire di Medici senza Frontiere”.
La mia voleva essere la semplice constatazione che come al solito i valori più gettonati sono quelli più superficiali.
Lo so, è un po’ lottare con i mulini a vento…
caro Think,
lo scorso settembre a Sarzana ho avuto la fortuna di incontrare, ascoltare e intervistare Pietro Maestri, una delle menti creative di punta della JWT. parlava della pubblicità di cui parli tu, quella cosiddetta “aspirazionale”, quella in cui devi essere il vincente di turno e ottenere qualcosa.
da tempo lui e la sua agenzia, come altre, si battono per una pubblicità più ironica, ludica, diversa, e credo con lui che il modello “aspirazionale” sia solo ormai una delle tante possibilità , e probabilmente già sul viale del tramonto.
comunque ci saranno sempre gli sfigati e sempre chi punterà su di loro come target. il migliore antidoto è quella canzone degli Skype: “Derecho de amision.” in cui gli sfigati di turno vanno in tasca al locale esclusivo e vanno a giocare al calciobalilla in osteria.
ma anche questo (forse) è un target: “lo sfigato che sa di essere sfigato ma fa lo snob”, o è “l’ex sfigato che riesce a vincere in modo alternativo”? e che quindi ricade nella trappola dell’aspirazionale…. (?)
tu lo sai?
io mi sono già perso.
cordialmente