Square: mediocrità e fantasia

Come dici tu, Andrea.
La mediocrità è una continua tentazione di ogni giorno, in ogni persona. E di certo oggi molto più che in passato. Mi viene il sospetto che sia un portato di quella società (a cui ormai attribuiamo la responsabilità per le mille storture che incontriamo ogni giorno), che chiamiamo consumistica. Come se la mediocrità fosse anche acuita dalla frustrazione di desideri posticci, indotti artificialmente: cosa che appunto questa società è parecchio brava a fare.

Vincere la mediocrità diventa quindi un impegno da prendere, ciascuno per proprio conto. Intimamente, e con il solo scopo di crescere interiormente. Ecco, qui la violenza è benefica, necessaria. Perché è solo con una costante violenza applicata a se stessi che in qualche modo si può cercare di portare a compimento questa rivoluzione interiore. Dobbiamo lottare contro la subdola tendenza a prendere strade in discesa, senza ostacoli, soluzioni preconfezionate, pensieri già pensati, opinioni consumate.

Pensa, Andrea, anche al campo dell’arte. Dicevi tu stesso delle epoche passate, correnti di pensiero definite, fenomeni artistici con un nome preciso, una poetica che appena sorta era dirompente, il più delle volte. E guarda ora quel fenomeno che qualcuno ancora chiama arte: la sua stessa poetica è mediocrità. Certo, rivestita di quella curiosa texture chiamata trasgressione. Se guardi bene è un’arte che si vota totalmente al suo mercato, non è fatta per discutere o sovvertire, ma è fatta per essere maggiormente venduta. E oggi quel che si vende è questa fantomatica – e assai fittizia – trasgressione.

Mancanza di fantasia, già, forse moriremo di questo vuoto, incapaci di riempirlo con qualcosa di spontaneo.