Ripartire dalla scuola

Sentivo, stamattina il racconto della sorella di una laureanda. Una laurea triennale, quelle nuove, agili e disoccupanti.
La laureanda era tesa e orgogliosa al contempo per la sua tesi, ben più corposa di quelle che normalmente vengono presentate.
Normalmente vengono presentate di 20 pagine.

Non vedo perché non credere a questa affermazione.
Detto questo, e pur convinto del fatto che una tesi non si valuta sulla carta consumata, mi viene assai lecito sospetto sulla formazione che si sta dando alle generazioni attuali di studenti.
Dove pensiamo di andare con una scuola ridotta così?
E non nascondiamoci dietro le accuse verso l’una o l’altra riforma, l’uno o l’altro ministro.
È invece colpa di una mentalità latente ma molto pressante. Si è confuso il diritto/dovere allo studio con il diritto al titolo. Il cittadino ha diritto ad una istruzione completa, e ha diritto all’accesso ad ogni ordine di studi se meritevole, potendo usufruire di agevolazioni se mancano i soldini in famiglia. Sacrosanto.
Ma dalle superiori deve cominciare ad esserci una discriminante. L’istituzione non deve essere obbligata ad erogare il titolo, bisogna meritarselo. Punto.
Non devono più esistere esami universitari farsa, l’università, ogni facoltà deve essere seria, profonda. Abolire esami a crocette, licenziare professori inetti.
Ripartiamo dalla scuola. Solo una formazione vera e profonda, solo dando il massimo a chi ci arriva ci assicura di poter avere una classe dirigente coscienziosa, capace di fare scelte importanti.