La ribellione dell’oggetto

Gli oggetti si ribellano.
Gli oggetti quotidiani – di ogni giorno davvero – ormai invisibili, dati per scontati; quelli di cui neppure ricordiamo l’esistenza, si ribellano al nostro volere.
Ma anche quelli di cui fregiamo la nostra quotidiana esistenza, quelli in cui – con maggiore o minore convinzione riponiamo aspettative, ansia di riscatto, voglia di promozione sociale.
Gli oggetti si ribellano.
Hanno saputo colmare il vuoto della nostra personalità, della nostra identità personale. Abbiamo lasciato che si insinuassero in un vuoto residuo lasciato dal ritirarsi del rapporto umano, della morale, dell’umanità stessa.
Investiti dalle nostre ormai deboli personalità di forze occulte, talismaniche, gli oggetti divengono soggetti in grado di soggiogare le nostre labili menti.
Ricoperti di oggetti, gli uomini scompaiono dietro di essi, dietro molteplici configurazioni complesse di oggetti. Combinandosi e interagendo tra loro gli oggetti creano delle configurazioni plastiche, cromatiche, geometriche, olfattive, sonore.
In un confluire univoco verso la produzione di una sensazione sinestetica, tali configurazioni vengono investite di una significazione di primo livello.
Divengono quindi configurazioni timiche.
Dalle dinamiche reciproche di queste configurazioni, si sviluppano dinamiche sociali e individuali (inter-individuali).
Quello che nella commedia dell’arte avviene sul palco – ritualizzato, attraverso il sistema della moda, dei marchi, del consumo avviene ora nella vita di tutti i giorni.