L’inizio del viaggio
L’inizio di ogni viaggio è assecondare un disequilibrio nella creazione di un movimento, alla ricerca, forse, di un possibile equilibrio.
Forse per questo era necesario partire, viaggiare da solo. Era necessario seguire il movimento del mio disequilibrio, assecondarlo nelle sue direzioni, nei suoi capricci. Inutile costringere altre persone a percorrere questi sentieri tortuosi.
Senza per nulla nascondere che viaggiare da soli è un piacere immenso, alle volte. Dona una sensazione di libertà palpabile, carnale quasi.
Mi ero genericamente fissato come meta il centro Italia. Umbria e Toscana.
Poi, il giorno prima della partenza, mi sono ricordato di un posto, sul quale avevo anche di recente fatto una piccola ricerca: Rocca Calascio.
Rocca Calascio, un abitato abbandonato negli anni ’50, e dal 1994 luogo di vita di una famiglia romana.
Oggi c’è un rifugio, un ristorante, una piccola struttura ricettiva: Il Rifugio della Rocca.
Si tratta del borgo più elevato dell’Appennino, nonché del castello medioevale più elevato in Italia, uno dei più alti d’Europa.
Il viaggio per arrivarci è stato prima un veloce trasferimento autostradale lungo l’Adriatica, poi lungo l’A25, fino all’uscita di Bussi sul Tirino. Da qui verso Popoli, poi Navelli – rinomata per lo zafferano – e poi lungo una strada di buono scorrimento fino a San Pio delle Camere.
In questo abitato, il dorso dell’Appennino che già da qualche chilometro seguiva la strada, poco discosto sulla destra, diventa erta schiena da scalare.
Ripidi strappi, ampi tornanti disegnati in una vegetazione che doveva essere brulla, ora è solo bruciata.
E su fino a Calascio. L’ultimo bivio del paese indica, a sinistra l’abitato di Rocca Calascio. Ancora tre chilometri di tornanti, in parte sterrati. Fino ad un piazzale bianco di polvere. Qui si abbandona la macchina, a piedi ci si inoltra appena nel borgo. Pietra, solo pietra e un po’ di legno, qualche albero o qualche arbusto dentro le case dal tetto crollato.
La Rocca ancora non la vedi, intuisci solo che ogni strada porta nella sua direzione. Percorso un sentiero in salita, si apre di colpo la vetta, si presenta inattesa la Rocca: guarda in faccia la valle sottostante, si sporge vegliarda a dominarla. Centro di un mondo, di un cerchio disegnato a partire da quello sperone di roccia.
-seguirà-
Te in montagna. Io un po’ più su:
http://photoway.altervista.org/index.php?showimage=636
S’intuisce?
http://photoway.altervista.org/index.php?showimage=561
Però non me la sono fatta mancare un po’ d’altura (escludendo l’empire)
http://photoway.altervista.org/index.php?showimage=609