The Sims2

Gira in questi giorni in tv lo spot della nuova edizione del videogioco The Sims.
Il gioco è una simulazione di vita: permette di vivere situazioni assimilabili alla vita reale. Solo che – essendo una finzione manovrata dall’utente – ciascuno impersona chi vuole.
Il che significa, quasi automaticamente, che si ha la possibilità  di vivere una vita migliore di quella reale.

E lo spot è tutto qui: un ragazzino sfigato che non si sa bene in virtù di cosa riesce a convincere il buttafuori di un locale esclusivo a farlo entrare.

Il tono dello spot è grottesco, girato con due soldi e recitato male.
Ricrea una situazione banale, senza dettagli, proprio come banali ed elementari sono nell’immaginazione le ricostruzioni che una persona fa di situazioni che mai lo vedranno protagonista.

Mi lascia di stucco come ormai questo registro stia diventando apertamente dichiarato: come ormai non si nasconde minimamente il fatto che questo gioco sia rifugio per chi non ha soddisfazioni nelle vita reale, per chi si sente sfigato.

Una consoderazione ulteriore: in questo spot ci si rivloge ad una fascia di mercato particolare, quella dei non-trend-setter. Sta diventando evidentemente redditizio rivolgersi a quelle masse altrimenti non decisionali. Il contentino che gli si concede è vivere una vita migliore. Ma finta.
Marche e mondi possibili.
Mi pare poi che il fenomeno Second Life stia sullo stesso piano, solo che in questo caso sta riuscendo l’operazione di sdoganarlo come fenomeno cool. E pure qui ormai l’interesse economico è assai alto.