In cerca di fonti

Ciao Furio.
Rispondo qui ai commenti che mi hai cortesemente lasciato in calce a questo post:Israele, gennaio 2007
Innanzitutto una precisazione sul funzionamento dei commenti in questo blog.
Ogni volta che un lettore lascia un commento, questo non viene pubblicato in automatico, ma viene manualmente approvato da me.

Questo meccanismo è poco carino nei confronti di chi vuole aprire una discussione, confrontarsi con quanto ho scritto in un post. Me ne rendo conto. Però ti posso assicurare che se così non facessi, migliaia e migliaia di commenti-spam invaderebbero ogni post. Piuttosto che doverli cancellare dopo, preferisco far passare solo i commenti veri.

Rimane come inconveniente che fino a che io non modero, il lettore non vede il suo commento. Dato che lavoro, il più delle volte riesco a seguire il blog alla sera, ragion per cui possono passare anche diverse ore prima che il commento venga pubblicato.

Dietro a questo meccanismo comunque non c’è altro che una difesa allo spam, e nessun intento “censorio” nei confronti di chi commenta.

Veniamo al merito del discorso.
Tu poni un problema assai serio e giustificato. La veridicità delle fonti. È un problema che attanaglia il giornalismo fin dalla sua nascita, e che internet non ha fatto altro che amplificare a dismisura. Tanto questo mezzo ha dato la possibilità di diffondere notizie – e per citare il caso dei blog si è più volte parlato del fenomeno potenzialmente virtuoso del “giornalismo diffuso”, quanto ha reso possibile e terribilmente alla portata di tutti la diffusione di notizie false, di panzane, come le chiami tu.
Ogni fatto riferito dovrebbe avere una fonte identificabile e passibile di essere verificata. Altrimenti è ovvio che possa essere ritenuto non vero, e il suo “ripetitore” a ragione, possa essere screditato.
In questo caso mi si è presentato un caso in cui il personale coinvolgimento di una mia amica mi ha fatto mettere da parte le buone regole del giornalismo (e non con questo che vogli spacciarmi per tale, anzi ben lungi da me tale intento…).

La mia personale fiducia nei confronti di Dora mi convince del tutto che l’episodio è vero, accaduto come – se vuoi sommariamente – raccontato, e soprattutto che la sua lettera è mossa dalla più assoluta buona fede. Ci metto le mani sul fuoco.

Ma hai anche tu pienamente ragione. La mia convinzione personale non ̬ razionalmente condivisibile, e non ̬ mia intenzione mancare di rispetto n̬ a chi legge le note sconnesse di questo Рpersonalissimo Рblog. E ancor meno intendo difendere a spada tratta quanto scritto nella lettera solo perch̩ scritto da una persona che io conosco.

Ecco perché l’unica cosa che posso fare è riportare le osservazioni che mi hai fatto a Dora: sarà lei a poter circostanziare meglio i fatti per come sono avvenuti. E credo che la sua azione di protesta risulterà rafforzata proprio grazie al confronto con persone come te che, mossi anche da un sano scetticismo frutto forse di esperienze passate, possono aiutare ad evitare consapevolmente quegli ostacoli che separano dalla credibilità della propria azione.

Spero di avere al più presto notizie da Dora e di potertele riportare, affiché tu possa farti una opinione precisa su fatti avvenuti.