Università  & Dintorni

Qualche giorno fa ho letto questo post di Vittorio Zambardino Ragazzi miei, scienziati della comunicazione immaginari.
L’articolo è interessante, sicuramente descrive una situazione reale, anche se non descrive tutta la realtà .
Altrettanto interessante è il confronto che si è aperto tra i vari utenti, che hanno commentato il post riportando ciascuno la propria esperienza.

Laddove nel post si legge un giudizio di sostanziale inutilità  della facoltà  di SdC, mi pare di cogliere un eccesso.
Certo, la situazione delle Università  italiane è deprimente. E questa situazione disastrosa è più evidente in quelle facoltà meno “hardware” e più “software”. Ecco forse perché gran parte delle facoltà  di SdC vertono in una deprimente indigenza, e sfornano caterve di mediocri laureati.
Il problema da risolvere però non è nel merito della facoltà , ma nel sistema scolastico-universitario tutto.
Abbiamo uno dei più lunghi periodi di scuola dell’obbligo. E questo può essere un bene, laddove servisse ad elevare sul serio la preparazione media delle persone. Tuttavia questo lungo periodo può anche portare ad una certa “manica larga”, ad una indulgenza, ad un limitato ricorso alla bocciatura per evitare che le scuole si intasino di ripetenti.
Solo recuperando una naturale selettività  avremo delle scuole migliori, delle università  finalmente dure, giustamente dure, con pochi studenti che si posteggiano per qualche anno a Bologna o chissà dove, che tanto a furia di esami a crocette si laurea chiunque, così papà  è contento.
Devono cambiare i professori, alle volte stupidamente chiusi in una severità  dettata più dalla necessità di conservare la specie che per veri motivi didattici; alle volte al contrario permissivi per disinteresse o per l’interesse delle aziende-università .
Perché una università che boccia tanti studenti dopo qualche anno si svuota, è successo a Trieste, giurisprudenza vedeva talmente pochi iscritti che hanno cominciato a rendere gli esami delle passeggiate. Un’univeristà  vuota vuol dire meno soldi da gestire, meno introiti, indotto minore. E questo nan va bene a nessuno. Ma tutto viene a discapito della qualità  dell’insegnamento.
Impariamo che non tutto ci è dovuto, e che per il solo fatto che abbiamo pagato le tasse di iscrizione, non sono tenuti a spianarci la strada per la laurea.