Evoluzione

Due notizie, lette sul Corriere o su Repubblica.
La prima: degli studiosi sono giunti alla conclusione che una specie di scimmie della Nigeria ha sviluppato un linguaggio con una sua sintassi. Si tratta di qualcosa di davvero elementare, ma queste scimmie hanno delle parole per designare pericoli vari, e la loro unione, secondo determinate regole sintattiche, determina l’espressione di pensieri differenti.
Un linguaggio, insomma.

Seconda notizia: altri studiosi hanno realizzato due robot che, caratterizzati da una mrofologia differente, sono in grado di cercarsi e di accoppiarsi. Dotati infati di particolari parti di forma adatta all’uopo e ovviamente simile a quella degli organi sessuali umani, hanno una programmazione tale per cui in determinate condizioni si cercano, si allineano, si accoppiano.

E l’uomo?

L’uomo sta nel mezzo. Ondivago, incerto se evolversi o involversi. Incapace di rinunciare a rincorrere una capacità creativa delirante, spiraleggia verso buchi neri vuoti di senso.
L’aver realizzato un sistema meccanico ed elettronico che simula l’atto sessuale sembra essere una conquista: ma a quale scopo?
Al contempo quella natura che con scioltissima naturalezza crediamo di dominare, ancora ci sfugge, ancora ci colpisce per risorse che non credevamo esistessero.
Scimmie che parlano, robot che si accoppiano.

E l’uomo?