Libera nos

Su Comunitàzione si parla dell’iniziativa di una scuola di formazione che per promuovere i propri corsi ha voluto percorrere una strada non convenzionale. Seguendo la via del marketing tribale, ha pensato di sfruttare a suo favore il fenomeno del bookcrossing, attaccando delle etichette adesive sui libri “liberati” e circolanti per via spontanea. Sulle etichette viene riportato l’elenco dei corsi tenuti dalla scuola e via dicendo. A prescindere che ok, la strada percorsa è creativa, ed è indice di una vivacità ch al sud sembra mancare, mi pare triste pensare che ogni spazio è buono per metterci un po’ di commerciale.
Il fenomeno spontaneo e socievole a suo modo del bookcrossing, libera condivisione di cultura ed emozioni sprigionate dalla lettura di un libro, viene così sporcato dalla spasmodica ricerca di profitto.
Ok, è vero, la società ha liberato essa stessa dei libri di argomento inerente ai suoi corsi, non penso si sia messa alla ricerca del volume di Proust lasciato alla stazione di Letoianni per farsi pubblicità….però….quel sapore un po’ romantico si perde, si dissolve, si annacqua, comincia ad olezzare di denaro…
non riusciamo proprio a stare senza pubblicità?