Le bolle di ricerca: quello che internet ci nasconde

Una ventina di minuti da passare in stazione, l’ultimo numero del l’Internazionale da sfogliare. Mi colpisce l’articolo di copertina, Quello che internet ci nasconde. L’articolo originale è How the net traps us all in our own little bubbles | Technology | The Observer, l’autore è Eli Pariser.

Da quello che poi ho letto, questo giornalista è da qualche tempo che sta approfondendo l’argomento delle politiche di evoluzione dei motori di ricerca. Nel video lo vediamo in un suo TED speech.

In breve: l’articolo commenta ed approfondisce il fatto che i motori di ricerca stanno sempre più personalizzando i risultati delle ricerche effettuate dai navigatori sulla base del loro profilo. Un profilo che nasce e cresce click dopo click, grazie ai cookies e ai web beacon, file che sono pieni dei dati dei navigatori. Non solo: dati forniti volontariamente, tramite le iscrizioni a social network, a newsletter. Immagini, Conoscendo quindi le preferenze di un navigatore (siti precedentemente visualizzati, ricerche effettuate…) è possibile riuscire a fornirgli dei risultati di ricerca più appropriati, più facilmente utilizzabili da un profilo come il suo. Eli Pariser sostiene che con questo meccanismo però il navigatore viene rinchiuso in una bolla, in un ambiente edulcorato e fatto solo di quello che viene solonicamente considerato più appropriato. Non solo, e non tanto viene evidenziato il fenomeno delle pubblicità mirate sui profili di consumo, ma soprattutto sulle ricerche effettuate sui motori di ricerca. Uno strumento usato quotidianamente con la convinzione di poter raggiungere ogni notizia, anzi: tramite il quale potersi far raggiungere da ogni notizia. Prove alla mano, però, due persone con un profilo simile, per la medesima ricerca, hanno ottenuto risultati molto dissimili.
Fin qui, la notizia.
Cosa ne penso io? Per quello che vale, credo che la cosa più importante è che il fenomeno della personalizzazione sia chiaro alla luce del sole, ed accettato consapevolmente da chi utilizza internet. In primo luogo, dando per scontato che non riusciremo mai a sottrarci da una logica di bombardamento di proposte commerciali, preferisco ricevere proposte che possano interessarmi. Sta a me poi decidere cosa acquistare e cosa no.
Più complicato invece il tema della ricerca di informazioni, di notizie. Non si tratta di comperare qualcosa, ma di essere informati, possibilmente in modo neutro su quanto avviene nel mondo. Credo che ciascuno abbia la possibilità di giudicare in autonomia sui fatti del mondo, dopo essersi documentato a dovere.
Forse basterebbe poter spegnere il meccanismo di personalizzazione, poter decidere se va bene restare chiusi nella bolla oppure è meglio aprire un varco, per cercare di costruirsi una immagine più completa, magari più confusa per la molteplicità delle voci. Ma non predigerita da nessun tipo di algoritmo.