Think turns

Alle volte si comincia qualcosa, senza avere davvero la percezione di dove si andrà  a parare. Neppure una premonizione.
Si comincia per necessità , forse la necessità  di esprimersi, in ogni caso.
Se non cominci sai solo che qualche cosa dentro si rompe.
Necessariamente.

Allora esprimi.
L’espressione non è logica, non è pensiero. Non necessariamente.
Alle volte prende quella forma più precisa.
Alle volte rimane difficile da contenere, difficile da guardare. Anamorfosi.
Si stratta forse di cambiare il punto di osservazione, proprio come nelle anamorfosi.

E quindi si comincia, e se poi si è fortunati si trova una coerenza.
Un nocciolo a cui tutto il resto si aggrega per una qualche similitudine.

Basta solo anche una parola, un’unione eufonica di due parole.
Think turns.
Da qui tutto riprende forma.
La svolta, pensare la svolta. O le svolte, vista la s.

Ecco, dunque un centro su cui concentrarsi, aggregarsi, aggregare il pensiero.
Valutare sempre la possibilità  di svoltare, di dare una svolta alla propria esistenza. Dare una svolta al mondo.
Svoltare e credere ancora nell’uomo, nell’uomo che svolta.
O qualcosa di simile.

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