Israele, gennaio 2007
Ho ricevuto qualche giorno fa una mail di una amica, Dora, che da un paio di anni vive in Israele.
In allegato c’era questa lettera aperta al Ministro degli Esteri, Massimo D’Alema.
Si tratta di una vicenda drammatica e assurda.
Per questo Dora ha scritto questa lettera e ha chiesto ai suoi amici di darne ampia diffusione.
mi spiace dover fare l’avvocato del diavolo, ma abbiamo a che fare con un argomento delicatissimo.
io potrei anche crederci, e credere nella buona fede di chi ha scritto la lettera e di chi con la più trasparente e lodevole buona volontà si impegna, come te, a darne diffusione.
purtroppo in rete girano tante leggende e “catene umanitarie”, per cui, se si vuole essere credibili occorre circostanziare l’informazione al massimo, per evitare che sia davvero una panzana spacciata come verità da chi è in buona fede, o che, addirittura sia una verità , ma così poco verificabile, da essere screditata come panzana.
non sto affatto ironizzando.
credo che la tua amica dovrebbe aprire un blog e essere rintracciabile, segnalando almeno un indirizzo presso cui essere reperibile o un recapito a cui essere contattata.
occorre dare la possibilità di essere rintracciabili per le opportune verifiche.
non è necessario che uno si privi della privacy personale, se non altro almeno per allegare al messaggio una casella e-mail creata a questo scopo, meglio ancora sarebbe chiedere a un’associazione riconosciuta di tenere i contatti.
ma nella lettera che alleghi ci sono solo un nome, un cognome, solo il nome della vittima…. tutti dati generici. troppo generici. Non c’è il nome dell’ospedale, non c’è il nome dell’amico attivista padre di questa vittima.
soprattutto è impossibile contattare chi l’abbia scritta per fare le verifiche del caso. purtroppo, comunque, fare o rendere giustizia comporta visibilità , seccature, comporta anche diventare bersaglio almeno di attacchi verbali via mail.
occorre esporsi. L’autrice di questa lettera non lo fa. Forse lo avrà anche fatto in via personale e privata, mandando la lettera, ma se desidera il necessario supporto deve almeno rendersi visibile, ben visibile, ben reperibile e rintracciabile, almeno in rete, se è dal popolo della rete che vuole ricevere solidarietà e attenzione.
abbiamo a che fare con accuse rivolte non a una generica nazione straniera, ma rivolte a Israele, una nazione che ha sostenitori e lobbysti in tutti i media e presso i politici.
se quanto scritto sulla lettera fosse vero, ora come ora sarebbe sin troppo facile spacciarla come leggenda o notizia inattendibile.
io stesso non so se crederci o no. mi sembra un appello troppo vago e non verificabile.
non prendertela, non è per scoraggiare chiunque cerchi giustizia, ma è proprio per evitare che sia dato un credito a una storia falsa o che sia appunto squalificata come panzana una questione degna della massima attenzione.
cordialmente.
funziona?
Sì, funziona….